"VI SUPPLICO: CONVERTITEVI!" (REGINA DELLA PACE-MEDJUGORJE)

Mese: Ottobre 2022 Pagina 1 di 17

UNO SGUARDO DI FEDE SULL’ATTUALITA’

Pensiero Spirituale sulla santità

Cari amici,

oggi siamo alla vigilia di una grande festa, la Solennità di tutti i Santi a cui seguirà anche la Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Queste feste scaturiscono sempre una grande riflessione sul senso della vita, su quello che è il fine della nostra vita.

Perché viviamo? La ragione umana non è riuscita a dare risposte. La vera luce viene dalla fede. Proclamando la festa di tutti Santi, la fede ci dice che il fine della vita è il Cielo dove la natura umana che ci siamo trovati venendo in questo mondo – afflitta dal dolore, dalla morte, dal peccato – per grazia è stata salvata, redenta, riportata dalla presenza del Verbo Incarnato di Cristo alla sua dimensione soprannaturale. Così, nella luce della fede, il fine della nostra vita è la santità.

Cos’è la santità? È la guarigione della natura umana dai suoi mali, la sua elevazione in grazia. Dobbiamo diventare santi, detto in parole molto povere. La santità include anche il concetto di felicità, come ci dicono tutti coloro che hanno avuto la grazia di sperimentare il Paradiso, compresi i veggenti di Medjugorje. In Paradiso si prova una gioia che non esiste sulla Terra. I due veggenti che sono stati portati in Paradiso hanno raccontato che la gioia che hanno provato è anche più grande rispetto a quella dell’apparizione.

La santità è il fine della vita. È nella santità che raggiungiamo la pienezza della gioia in Dio. È la stessa gioia di Dio che ci viene donata.

Nella vita dobbiamo raggiungere quel grado di santità, di bellezza interiore, di ornamento di tutte le virtù, quel grado di amore perfetto in Dio e con tutti i nostri fratelli. Questa pienezza di amore è la santità.

La santità è un lungo cammino ma è un obbiettivo alla portata di tutti.

La Storia della Chiesa è costellata di esempi meravigliosi di bambini e ragazzi che sono stati canonizzati e sono ispiratori di virtù per il popolo cristiano.

Il raggiungimento della santità, che è il riflesso di Cristo in noi, è il fine di tutti. Nell’albo dei Santi della Chiesa troviamo persone di tutte le categorie, di tutte le nazioni, di tutti i livelli culturali. La Chiesa è un giardino di fiori di santità meravigliosi.

Cosa è necessario per diventare Santi, ovvero per raggiungere il fine della vita che è la gioia del Paradiso?

La prima cosa indispensabile è la grazia di Cristo, ovvero lo Spirito Santo che con la sua azione illumina, fortifica, purifica, guida. A tutti viene data questa grazia: è la chiamata che implicitamente viene data a tutti coloro che ricevono il Battesimo. Molti Santi, difatti, hanno conservato la grazia battesimale per tutto il corso della loro vita senza commettere peccati gravi; oppure l’hanno sempre recuperata. Arrivare al Cielo rivestiti della grazia battesimale dev’essere il nostro obbiettivo. Senza la grazia dello Spirito Santo, invocato quotidianamente, non usciamo vincitori nella lotta contro la potenza del male che opera in noi. Insomma, senza la mano di Dio nessuno può diventare Santo.

La seconda componente della santità è la nostra risposta alla grazia. Questo significa che la nostra mente si apre alla grazia della fede e che il nostro cuore che si apre alla grazia dell’amore. È la buona volontà che non indietreggia nel combattimento spirituale e quindi si applica per sradicare dal giardino del cuore tutte le erbe infestanti dei vizi capitali e le loro proliferazioni. Proprio perché il nostro cuore ha in sé i semi del male, la cosiddetta concupiscenza che è la spinta al peccato, senza preghiera e senza la grazia di Cristo non la si può dominare.

La grazia sola non è sufficiente. Ci vuole anche la risposta alla grazia che dev’essere una risposta di fede, di preghiera, che implica un combattimento spirituale quotidiano.

Lasciamoci ispirare dai tanti Santi che hanno adornato il firmamento della Chiesa, ciascuno con la sua storia e con il suo cammino di conversione.

«Soltanto il Cielo è la meta a cui dovete tendere» (messaggio del 6 novembre 1986)

Da “La Lettura cristiana della cronaca e della Storia”

IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE

IL PARADISO NEL CUORE

SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI ( 1 Novembre))

Cari amici,

la Regina della pace ci ha più volte esortato a tendere al Cielo, che è la meta a cui dobbiamo tendere nel pellegrinaggio della vita.

Nel medesimo tempo ci ha descritto il Paradiso come una situazione esistenziale di gioia. ” In Cielo c’è la gioia” ci ha assicurato.

I due veggenti che sono stati portati in Paradiso (Vicka e Jakov) affermano che è una gioia che non si può descrivere e che è diversa e più grande di quella che si sperimenta durante l’apparizione.

Anche Ivan, al quale si è aperta la visione del Paradiso, mentre era preghiera alla Croce blu, afferma di aver provato questa gioia ineffabile.

La Madonna però ci ha detto che anche noi qui sulla terra possiamo vivere “un pezzetto di paradiso” nell’intimo del nostro cuore.

Infatti, se siamo in grazia di Dio e raccolti in preghiera, entriamo in comunione con la Santissima Trinità, che ha preso dimora nella nostra anima.

Con la Confessione e la Santa Comunione in questi giorni di festa possiamo incominciare a gustare il Paradiso, pur nella fatica del pellegrinaggio quotidiano.

Attraverso la nostra testimonianza possiamo svegliare dal sonno tante anime malate, che vanno verso la morte spirituale.

Vostro Padre Livio

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🌟🖊️CI SCRIVONO🖊️🌟    

Il desiderio di vedere la Madonna

Caro padre Livio,

le volevo chiedere se in tutti questi anni ormai quasi 35/36  di vicinanza con la Madonna attraverso ovviamente, l esperienza straordinaria dei nostri amici veggenti, lei non ha mai avuto la tentazione di chiedere, nelle sue preghiere, di poter vedere la Madonna almeno una volta, di poterla guardare negli occhi, di poter essere guardato negli occhi, di sentirla parlare di poterle toccare il lembo della veste e magari di poter ricevere una carezza?

Questo è una tentazione un desiderio che a me prende spesso e che desidero ardentemente. 

È lecito avere questo desiderio, è un desiderio sano? O me ne sto andando via di sennò?

Grazie per un suo parere

Paolo da Chioggia

Caro Paolo,

mi ha  un po’ sorpreso la tua domanda perché non ho mai preso in considerazione la possibilità di vedere  la Madonna almeno una  volta come dici tu.

E’ una grazia che la Madre  di Dio dona a chi Lei desidera, secondo la  volontà  di Dio e  non  dobbiamo sentirci defraudati di qualcosa  se non ci viene concessa.

Infatti il cammino nella fede senza  visioni non è  meno meritorio e meno fruttuoso.

Possiamo però  sentire  nel nostro  cuore  il suo  amore di Madre  e  questa  è una grazia non  certo inferiore  a quella della visione. Forse è  anche  più  grande,

Ave  Maria

Padre Livio


Riflessioni sul messaggio Medjugorjie

Caro Padre Livio

Volevo esporre alcune mie riflessioni sull’ultimo messaggio della Regina della Pace , ed in particolare sulla frase che più ha colpito la maggioranza “ l’umanità ha scelto di morire”.

Viviamo tempi disperati, tragici. E la tragicità deriva dal non averne minimante percezione e consapevolezza. Viviamo ed esploriamo tanto, ma in superficie.

Non è più sufficiente constatare l’apparire di sempre nuovi progressi tecnici, politici , economici . Sono trasformazioni accidentali , di superficie. L’uomo dovrà mutare nella sua essenza.

Dalla storia siamo passati alla “post storia” che può avere solo due esiti :di catastrofe o di nuova aurora , di nuova pace e spiritualità . Di certo la zona intermedia in cui ci troviamo non può durare . Mai nella storia umana una generazione ha dovuto affrontare una simile scelta. Mai sempre si è parlato di destino dell’umanità. Sempre e solo di destino del singolo uomo . Solo oggi destino dell’uomo e dell’umanità possono coincidere , in virtù della sua possibilità di suicidarsi.

Coloro che hanno creduto e che continuano a credere nel luminoso progresso ed hanno come profeti i cantori delle “magnifiche sorti progressive “ ( Hugo , Renan, e tanti altri anche attuali ) dovranno ricredersi . Sono alle spalle. A colpire oggi per il loro accento di verità sono i cosiddetti profeti di sventura , come Nietscsche e Dostoevskij.

Tutti e tutto si avvicina a velocità sempre maggiore ad una scelta, ad una soglia. Solo chi non voglia vedere , può non accorgersi di come tutto sembri attratto in maniera precipitosa ed intensa ad una fine. Che poi questa fine sia un nuovo inizio , mi pare ovvio dalle parole della Madonna, nell’ultimo messaggio come in tutti gli altri .

Il trionfo del maligno è una sconfitta preannunciata, un potere impotente, come dice Goethe nel Faust : lucifero agisce da disperato , da vincitore sconfitto.

Alessandro

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Divertimento:

Seul, festa di halloween:. Nel rito divertente del modernismo attuale il male – spirito iniquo per eccellenza – manda per direttissima, alla malora, decine di giovani vite… pluff, andate in fumo.

Il demonio, aggiornato ai nostri giorni, e ri-corretto ai suoi fini che tengono il passo, non nasconde la verità, la mostra quasi per intero per capovolgerne il contenuto, svuotando la verità con la sua verità che, a quanto pare, è molto divertente se non appetitosa, per una tipologia di mondo che fa dell’idiozia il suo piacere, il tutto nel segno della stupidità del divertimento.

Totale da pagare: 153 morti e 82 feriti timbrati alla cassa.

Se dovessi dar fondo al mio vecchio cinismo- acquisito in anni di libertinaggio vagabondo filosoficamente pagano- direi, come si suol dire, che lo spettacolo deve continuare.

The show must go on… e buon divertimento, fino alla prossima cassa. Mi  si dice: condivido il tuo messaggio, rispondo: è una constatazione in un mondo di ciechi ad alto contenuto di visibilità piuttosto imbecille. Comunque le nostre guide parlano di una possibile guerra nucleare come si stesse parlando di Lazio- Roma… anche questo per certi aspetti odierni, per come siam messi, a non pochi fa molto divertire.

Il demonio, oggi, più di ieri, non camuffa la verità se non mostrandola quasi per intero, per poi farla apparire come una festa amorevole, una scampagnata al luna park, per consumarsi la vita in una girandola divertente… peccare, neanche più mancare il bersaglio ma disprezzarlo attraverso questa pseuda libertà  industriale, fa di questo tempo un’epoca di guide cieche che portano alla fossa altri accecati, e poi mi dicono il perché  dei 10 segreti… se non arrivano questi segreti, questo tipo di mondo sprofonderebbe all’inferno senza neanche bisogno di morire – Come disse la Vergine : L’inferno inizia già da questa vita terrena… poi solo continua.

Grazie p. livio per la tua attenzione, vado a fare un bel rosario- Ave Maria. Giuseppe

🌟🖊️CI SCRIVONO🖊️🌟    

Perché i morti di Seul non siano inutili

Carissimo Padre Livio,

grazie  per   la  sua testimonianza  quotidiana di fede  e di coraggio, che  è di grande aiuto  per noi pecorelle smarrite e impaurite.

Ci manca  oggi una sua  parola   di conforto e di speranza per l’ incredibile tragedia di Seul, nella quale sono morte,  travolte dalla  calca, oltre 150 persone, in grande  maggioranza giovani al  di sotto dei trent’anni, che festeggiavano Halloween.

Molti interrogativi senza risposta si affollano nella mia mente.

 Innanzi tutto mi chiedo come un evento che  odora di zolfo e di morte possa richiamare centomila persone a Seul e chissà  quanti milioni nel  mondo.

Ciò che mi angoscia di più è  però è  il  fatto   che Dio permetta tragedie di tale  portata,  come se il Cielo fosse indifferente.

Come farsi una ragione di tutto questo caro Padre?

Non  le dice  nulla  che questa tragedia sia avvenuta in  occasione di Halloween?

Alfonsina.

Cara Alfonsina,

Il  primo  sentimento a cui voglio dare  spazio  nel  mio  cuore, sgomento quanto  il  tuo, è quello della  compassione per  quelle giovani vite  spezzate e  per  la sofferenza  inconsolabile dei loro  cari. 

Si può  perdere  la  vita  in  molti  modi, ma la banalità  di  quanto accaduto , lo rende semplicemente assurdo.

Preghiamo anche,  in questa vigilia  liturgica,  per quelle  povere  anime,  per  la  quali le  preghiere sono  particolarmente  necessarie.

Detto questo, vorrei però riflettere  sulle  parole della Madonna  nel suo  ultimo messaggio: “L’umanità  ha deciso per  la morte”.

Lo ha deciso rifiutando  Dio, come se fosse un limite  fastidioso di cui disfarsi,   e riducendo l’uomo  a una forma di vita  materiale,  senza  anima  spirituale  e  immortale,  e quindi  senza  una   vita dopo la morte.

In questa  prospettiva   la  vita  umana  è  una condanna  a  morte senza  speranza,  è un guscio vuoto destinato a divenire un  pugno di polvere.

C’è da chiedersi come si possa sopportare una simile visione  della vita sempre più degradata e  insostenibile.

In questo senso Halloween è  la festa  per  eccellenza del  mondo senza Dio  e votato alla morte. L’Occidente che la celebra si trova suo  agio in questo miscuglio infernale di banalità,  di stupidità e di  trasgressioni.

Noi cristiani però  siamo chiamati alla  luce,  alla  vita,  alla gioia e alla  pace. E’ quello che ci viene  proposto  nella festività dei Santi e  di  tutti i Fedeli defunti

Ave Maria

Padre  Livio

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Gli Usa non escludono più di usare per primi l’atomica

Il nuovo documento strategico di Biden cambia la dottrina sulle armi nucleari. Una rivoluzione  per rispondere alle nuove minacce di Cina e Russia. E trovare strumenti di deterrenza per cercare di fermare la corsa verso ordigni ancora più devastanti

29 OTTOBRE 2022 La Repubblica

È caduto un muro, l’ultima barriera che separava rigidamente il concetto di guerra dal ricorso agli arsenali nucleari, tenendo distinti gli scenari di un conflitto tradizionale e quelli dell’Armageddon. La strategia di sicurezza degli Stati Uniti presentata giovedì rivoluziona l’idea di deterrenza: non è più esclusa la possibilità di usare per primi gli ordigni atomici. L’intera l’architettura di strumenti e azioni previste per difendere l’interesse nazionale viene di fatto sconvolta. Gli analisti americani che seguono quotidianamente gli sviluppi delle dottrine strategiche hanno giudicato il documento voluto dal presidente Biden come deludente, sottolineandone la gestazione iniziata prima dell’invasione dell’Ucraina e poi rapidamente sterzata per adeguarlo alla situazione bellica. Ma se viene letto come metro di quanto si sia trasformato il quadro mondiale, allora la stessa scelta delle parole e dei termini ci mette davanti a un panorama completamente nuovo.

Il primo colpo

Dai tempi della Guerra Fredda la Casa Bianca aveva diviso le prospettive di uno scontro tra eserciti e quelle di una sfida atomica, stabilendo regole diverse per ciascun confronto: una scelta nata davanti alla realtà della “mutua distruzione assicurata” che imponeva di evitare a tutti i costi il rischio che la risposta a un attacco dei tank sovietici si trasformasse nell’Apocalisse. Non esisteva l’ipotesi di un first strike ordinato da Washington perché – questo era il mantra – “un conflitto nucleare non può essere vinto”: anche una singola bomba avrebbe innescato una reazione a catena tale da provocare milioni e milioni di morti.

Adesso non è più così, a partire proprio dalle dichiarazioni di principio, ossia le frasi che incarnano la linea di condotta statunitense. “Abbiamo condotto la revisione di un largo spettro di opzioni sulla politica di dichiarazioni – tra cui il No First Use e il Sole Purpose – e abbiamo concluso che questi approcci potrebbero comportare un livello di rischio inaccettabile alla luce della gamma di capacità non nucleari che vengono schierate e progettate dai nostri avversari, tali da infliggere danni strategici agli Usa e ai nostri alleati”. Cosa significa? Il No first use era appunto l’impegno a non usare per primi la Bomba: sarebbe stata utilizzata soltanto in risposta a un’aggressione nucleare nemica. Il Sole Use invece condizionava esclusivamente l’arsenale atomico come strumento per fronteggiare una minaccia dello stesso tipo. Oggi persino quest’ultimo vincolo viene messo in discussione, perché non è più un punto di partenza ma un punto di arrivo: “Manteniamo l’obiettivo di andare verso una dichiarazione di Sole Purpose e lavoriamo con i nostri partner per stabilire i passi concreti che ci permetterebbero di farlo”.

Un unico arsenale

Il presidente Biden ha deciso che le minacce del presente richiedono di integrare le armi convenzionali e quelle nucleari. E testimonia la sua scelta accorpando i tre documenti che stabiliscono le strategie: quello sulla sicurezza nazionale, sulla postura atomica e sullo scudo anti-missile formano una trinità, in cui restano autonomi ma vengono direttamente legati l’uno all’altro. Non era mai accaduto prima. E mai prima d’ora l’America e l’Occidente si era trovati di fronte a una situazione così tesa. Che riguarda le minacce del presente e soprattutto quelle totalmente imprevedibili del futuro prossimo. Come nello spot tv per gli arruolamenti dei Marines appena messo in onda negli States, dove si vedono scontri contro macchine fantascientifiche e droni mostruosi, si prende atto di una metamorfosi dell’idea di guerra, senza più confini e senza più limiti. Qualcosa di terribile e indecifrabile. Perché alla potenza degli ordigni atomici ereditati dal passato si aggiungono innovazioni per allargano il campo di battaglia va dallo spazio agli abissi marini, dalle reti dei computer ai progetti per manipolare il cervello. Armi chimiche e biologiche che colpiscono in maniera invisibile, missili ipersonici per abbattere i satelliti, intelligenze artificiali che uccidono senza controllo umano, sistemi quantistici per comunicare e spiare. E soprattutto nuovi metodi di lotta. Per questo nel documento della Casa Bianca viene più volte ripetuto l’appello ad aziende e università: c’è bisogno di tecnologie nuove ma soprattutto di idee e visioni che possano garantire la sicurezza in un mondo che avanza verso un decennio di incertezza totale. “Viviamo in tempi turbolenti – ha scritto Llyod Austin, il generale nominato ministro alla Difesa – e non possiamo limitarci al business as usual“.

Nulla è più uguale a prima: non esiste più la routine dei manuali militari. Anzitutto, l’America deve fare i conti con due grandi potenze nemiche. La Cina resta l’avversario principale, perché continua a crescere aumentando e modernizzando la sua forza militare ma già “incrementa le azioni coercitive per ridisegnare la regione del Pacifico e il sistema internazionale per imporre le sue indicazioni autoritarie”. Ma se Pechino è pericolo del futuro, il presente è dominato dall’aggressione russa all’Ucraina che ripropone la centralità dell’Europa, completamente dimenticata negli scorsi venti anni. Nel documento c’è la risposta a Putin: “Il Pentagono si concentrerà sull’impedire attacchi russi agli Usa, ai membri della Nato e agli altri partner, rinforzando la nostra determinazione a sostenere le alleanze per includere nella deterrenza le aggressioni convenzionali che hanno il potenziale di portare all’impiego di armi nucleari di ogni livello”. Il riferimento è proprio alle duemila bombe tattiche a disposizione del Cremlino, evocate sempre più spesso nei discorsi dei leader mondiali, che “potrebbero venire usate per vincere una guerra su sui confini o impedire una sconfitta nel caso in cui si trovasse in pericolo di perdere un conflitto regionale”. Più volte nel dossier le armi atomiche vengono messe sullo stesso piano dei nuovi attacchi convenzionali: non conta più la natura dell’ordigno ma quella degli effetti che può provocare. Questo implicitamente e in alcuni passaggi anche esplicitamente sdogana la possibilità di impiegare le testate nucleari.

Nella zona grigia

Gli Stati Uniti hanno per la prima volta la piena consapevolezza che la partita contemporanea si gioca nella Zona Grigia, mettendo a segno attacchi che non hanno nulla di militare ma fanno più guasti dei bombardamenti: una mischia nell’ombra, conducendo assalti di qualsiasi genere per destabilizzare ma senza dichiarare ufficialmente guerra, anzi potendo nascondere la paternità delle incursioni. “La Cina impiega forze sotto controllo statale, operazioni spaziali e cyber, il ricatto economico contro gli Usa e i suoi alleati. La Russia usa la disinformazione, le operazioni spaziali e cyber, e manipola i reparti di altri Paesi contro di noi. Altri attori statali, in particolar modo Corea del Nord e Iran, fanno cose simili anche se finora in maniera più limitata. La proliferazione di missili avanzati, droni, strumenti cyber forniti ai loro partner permette ai rivali di minacciarci per procura con azioni indirette e non attribuibili”. Il Pentagono ha compreso che la risposta con le armi non è la strada migliore per contrastare queste minacce: “in molti casi, la condivisione dell’intelligence, le misure economiche, le azioni diplomatiche e le iniziative nel dominio informativo sono più efficaci”. Ed ecco la scelta di scendere sullo stesso terreno oscuro: “Dobbiamo condurre operazioni cyber per scardinare le attività malevole dei nostri avversari”. Anche in questo caso, c’è il problema di stabilire limiti e procedure. E anche in questo caso, l’America si scopre in ritardo sul fronte delle dottrine e degli strumenti.

L’autocritica atomica

Se si passa dalle armi innovative del futuro a quelle infinitamente più devastanti del passato, l’arsenale nucleare, il Pentagono fa una sorta di autocritica: fino a oggi ha ripetuto i rituali della Guerra Fredda, con spese enormi per aggiornare quei modelli di ordigni e quegli schemi di reazione elaborati prima del crollo dell’Urss. La triade dell’Apocalisse, mantenuta viva per convincere il Cremlino a non lanciare sfide atomiche, era rimasta identica: missili intercontinentali nei silos, nei sottomarini e sui bombardieri a lungo raggio. D’altronde, fino al tramonto della presidenza Obama gli sforzi erano rivolti allo smantellamento degli arsenali, con una pressione per diminuire le testate attraverso i negoziati diplomatici. Ma la via della pace sembra essere smarrita. Perché Russia e Cina – sottolinea il documento – “continuano a espandere e diversificare le loro capacità nucleari, per includere sistemi nuovi e destabilizzanti”: entro un decennio Pechino potrà contare su mille testate; Mosca ne ha 1550 per attacchi intercontinentali e duemila tattiche. Oltre ai numeri, progettano ordigni in grado di sfuggire ai radar – come quelli orbitanti o i siluri sottomarini – e portare la distruzione nel cuore degli States. Inoltre viene ribadito che Cina e Russia “mettono a punto capacità non nucleari che possono venire sfruttate per realizzare attacchi strategici”. Un esempio? Un assalto cyber che paralizzi le reti di computer vitali per i trasporti o la distribuzione dell’energia elettrica. O, per andare sul concreto, il sabotaggio delle condotte sottomarine di gas e di fibre ottiche. Aggressioni che provocano danni enormi ma finora non avrebbero innescato una reazione atomica. Per questo Washington sente la necessità di “adottare e integrare un approccio alla deterrenza che funzioni come leva su strumenti atomici e non”: “una deterrenza calibrata in circostanze specifiche”, senza più vincoli all’uso delle armi più devastanti.

Solo l’alleanza fa la forza

Un’altra svolta, soprattutto rispetto alle posizioni della presidenza Trump, è la spinta a potenziare i rapporti con i partner della Nato e con gli altri alleati degli Usa. Compare in maniera ossessiva in tutti i tre documenti ed è il frutto delle lezioni apprese sia nel confronto con la Cina nel Pacifico ma soprattutto nell’invasione dell’Ucraina. La Casa Bianca sostiene che le alleanze siano indispensabili in tutti gli aspetti dei conflitti di oggi e di domani, dagli scontri nella Zona Grigia alla deterrenza nucleare. È una necessità dettata dalla geografia e dal bisogno di basi in territori lontani, ma anche dai vantaggi possibili solo con la condivisione di informazioni, idee e mezzi. “Il Pentagono cerca di integrare le sue attività, operazioni e strategie più estesamente e più profondamente con i suoi alleati e partner per trasmettere agli avversari la certezza che un aggressione sarebbe accolta con una reazione collettiva. Il coinvolgimento delle forze degli alleati provoca incertezza e rende più difficile la pianificazioni dei nemici”. Questo vale pure sul fronte atomico, per rendere chiaro che “il rischio di un’aggressione locale possa avere conseguenze più larghe, con conseguenze potenzialmente catastrofiche”.

Non a caso, c’è l’enfasi sul programma per la modernizzazione delle bombe atomiche tattiche B-61, schierate in Europa e destinate a venire utilizzate dagli aerei della Nato. E lo stesso accento viene posto sull’integrazione delle protezioni antimissile, che sono incardinate nel vecchio continente. Sono due capitoli che riguardano direttamente l’Italia. Le B-61 si trovano pure nel nostro territorio: a Ghedi (Brescia) e ad Aviano (Pordenone), mentre nel paragrafo sullo scudo antimissile si citano le batteria terra-aria Samp-T in dotazione al nostro Paese. Dallo scorso febbraio il mondo è cambiato. Prima di allora, le minacce erano remote e la sfida tra potenze pareva destinata ad avvenire nel lontano Pacifico: adesso l’Europa è tornata a essere prima linea, in un confronto che non esclude più l’escalation nucleare.

BUONA DOMENICA

DOMENICA  31.MA  DEL TEMPO  ORDINARIO

Cari amici,  Buona domenica!

Che  la  luce  di Cristo  risorto illumini il cammino della  nostra  vita e il suo amore ricolmi di gioia i nostri cuori.

In prossimità  della Festa di tutti i Santi e dei fedeli defunti,  alziamo il nostro sguardo al Cielo, che  è  la meta  alla  quale dobbiamo tendere con tutte  le  nostre forze.

Mettiamo come  impegno  fondamentale della nostra vita cristiana quello  di non  mancare  mai alla S.  Messa  domenicale,  perché è il  momento del  nostro incontro con Cristo e  la fonte inesauribile  della grazia che ci rinnova.

La Parola  di Dio e l’Eucaristia ci sono necessarie  per vivere in questo mondo dove  la  tenebra e il  male  ci assediano da ogni parte con il rischio di travolgerci.

Il  Vangelo ci racconta  la straordinaria conversione di Zaccheo,  capo dei pubblicani e ricco, al quale Gesù  manifesta  il  desiderio di essere invito a  tavola.

Il piccolo uomo mostra subito di avere un grande  cuore decidendo di dare  la  metà  dei suoi beni ai poveri e di restituire quattro volte tanto quello che aveva rubato.

Così Zaccheo  ha ottenuto l’essenziale della  vita, la fede e  la salvezza. Un grande  esempio  per  ognuno di noi.

Vostro Padre Livio



BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 31 ottobre 201
)

Cari fratelli e sorelle!

L’Evangelista san Luca riserva una particolare attenzione al tema della misericordia di Gesù. Nella sua narrazione, infatti, troviamo alcuni episodi che mettono in risalto l’amore misericordioso di Dio e di Cristo, il quale afferma di essere venuto a chiamare non i giusti, ma i peccatori (cfr Lc 5,32). Tra i racconti tipici di Luca vi è quello della conversione di Zaccheo, che si legge nella liturgia di questa domenica. Zaccheo è un “pubblicano”, anzi, il capo dei pubblicani di Gerico, importante città presso il fiume Giordano.

I pubblicani erano gli esattori dei tributi che i Giudei dovevano pagare all’Imperatore romano, e già per questo motivo erano considerati pubblici peccatori. Per di più, approfittavano spesso della loro posizione per estorcere denaro alla gente. Per questo Zaccheo era molto ricco, ma disprezzato dai suoi concittadini. Quando dunque Gesù, attraversando Gerico, si fermò proprio a casa di Zaccheo, suscitò uno scandalo generale. Il Signore, però, sapeva molto bene quello che faceva. Egli, per così dire, ha voluto rischiare, e ha vinto la scommessa: Zaccheo, profondamente colpito dalla visita di Gesù, decide di cambiare vita, e promette di restituire il quadruplo di ciò che ha rubato. “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”, dice Gesù, e conclude: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”.

Dio non esclude nessuno, né poveri né ricchi. Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi umani, ma vede in ognuno un’anima da salvare ed è attratto specialmente da quelle che sono giudicate perdute e che si considerano esse stesse tali. Gesù Cristo, incarnazione di Dio, ha dimostrato questa immensa misericordia, che non toglie nulla alla gravità del peccato, ma mira sempre a salvare il peccatore, ad offrirgli la possibilità di riscattarsi, di ricominciare da capo, di convertirsi. In un altro passo del Vangelo, Gesù afferma che è molto difficile per un ricco entrare nel Regno dei cieli (cfr Mt 19,23).

Nel caso di Zaccheo, vediamo proprio che quanto sembra impossibile si realizza: “egli – commenta san Girolamo – ha dato via la sua ricchezza e immediatamente l’ha sostituita con la ricchezza del regno dei cieli” (Omelia sul salmo 83, 3). E san Massimo di Torino aggiunge: “Le ricchezze, per gli stolti sono un alimento per la disonestà, per i saggi invece sono un aiuto per la virtù; a questi si offre un’opportunità per la salvezza, a quelli si procura un inciampo che li perde” (Sermoni, 95).

Cari amici, Zaccheo ha accolto Gesù e si è convertito, perché Gesù per primo aveva accolto lui! Non lo aveva condannato, ma era andato incontro al suo desiderio di salvezza. Preghiamo la Vergine Maria, modello perfetto di comunione con Gesù, affinché anche noi possiamo sperimentare la gioia di essere visitati dal Figlio di Dio, di essere rinnovati dal suo amore, e trasmettere agli altri la sua misericordia.

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L’EUROPA NON  E’ CRISTIANA E NON VUOLE  ESSERLO

Il nuovo libro di Pierre Manent

GIULIO MEOTTI  28 OTT 2022 il Il Foglio

Il discepolo di Raymond Aron e fra i maggiori intellettuali francesi affronta il declino del cattolicesimo nella nostra società. “L’Europa non è cristiana, non vuole esserlo. Vuole essere qualcos’altro, è aperta a tutte le altre possibilità, anche essere niente, ma non essere cristiana”

“La perplessità e il dubbio che segnano sempre più profondamente l’autocoscienza degli europei (chi siamo?) è in gran parte dovuto a una causa che non viene quasi mai citata: gli europei non sanno cosa pensare o fare del cristianesimo”.

Si apre così “Blaise Pascal et la proposition chrétienne” (Grasset), il nuovo libro di Pierre Manent, il discepolo di Raymond Aron (di cui fu assistente al Collège de France) e fra i maggiori intellettuali francesi, in cui alla luce dell’autore dei “Pensieri” affronta la questione che gli è più cara, ovvero il declino del cattolicesimo nella nostra società (ne parlerà anche Chantal Delsol in “La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo” in uscita da Cantagalli).

Il libro di Manent, classe 1949, figlio di comunisti di Tolosa, è una grande riflessione sulla scristianizzazione. “Così come Israele si è formato nell’Alleanza e nella contesa amorosa con il suo Dio, la dinamica della storia europea si è svolta in un confronto incessante con il cristianesimo”. L’Europa però ha deciso di dichiarare preclusa questa possibilità. “Ha deciso di rinascere. Ma questo battesimo è la cancel culture.

Lo dichiara pubblicamente, lo dimostra con le sue azioni: l’Europa non è cristiana, non vuole esserlo. Vuole essere qualcos’altro, è aperta a tutte le altre possibilità, anche essere niente, ma non essere cristiana”.

Dalla secolarizzazione si passa alla scristianizzazione. “La neutralità dello stato si è estesa alla società stessa e a tutte le istituzioni fondate su una certa ‘idea del bene’”. Oggi lo stato e la scienza, che ai tempi di Pascal iniziarono la loro supremazia, stanno raggiungendo il culmine della propria ambizione.

“Niente sfugge alla sorveglianza del welfare state e all’intrusione dello sguardo scientifico. Il progetto europeo si basa sulla decisione di rifiutare ogni continuità tra la nuova Europa e quella che l’ha preceduta, come a proteggersi dalla contaminazione. Un presepe è accettabile nello spazio pubblico solo come residuo folcloristico”.

Non si tratta solo dell’attaccamento alle vecchie chiese, alle croci sul ciglio della strada e alle espressioni religiose entrate a far parte del linguaggio quotidiano. Secondo Manent, sempre più persone possono passare tutta la vita senza incontrare la questione del loro rapporto con il cristianesimo. “Il termine scristianizzazione è troppo astratto. È più un’apostasia, una stanchezza, un’indifferenza, a volte un’avversione palpabile”.

Ma nello stesso momento in cui svuota lo spazio pubblico europeo dei segni del cristianesimo, l’Europa accoglie incondizionatamente l’islam. “L’islam è la religione che si afferma in forme pubbliche conquistatrici, mettendo in dubbio la grande narrativa della secolarizzazione. Sfida l’autocoscienza su cui si è basata la fiducia in se stessa dell’Europa moderna”. 

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Questo libro conferma, sotto il profilo dell’’indagine culturale,  quello che la Regina della  pace  ha detto nel suo  ultimo messaggio: “ L’umanità  ha deciso per la  morte”.

Tuttavia si avvicina il momento in cui ognuno, se vorrà salvarsi, dovrà fare  prendere una  decisione dinanzi alla  speranza cristiana (P.  Livio)

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