Pensiero Spirituale sulla santità

Cari amici,
oggi siamo alla vigilia di una grande festa, la Solennità di tutti i Santi a cui seguirà anche la Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Queste feste scaturiscono sempre una grande riflessione sul senso della vita, su quello che è il fine della nostra vita.
Perché viviamo? La ragione umana non è riuscita a dare risposte. La vera luce viene dalla fede. Proclamando la festa di tutti Santi, la fede ci dice che il fine della vita è il Cielo dove la natura umana che ci siamo trovati venendo in questo mondo – afflitta dal dolore, dalla morte, dal peccato – per grazia è stata salvata, redenta, riportata dalla presenza del Verbo Incarnato di Cristo alla sua dimensione soprannaturale. Così, nella luce della fede, il fine della nostra vita è la santità.
Cos’è la santità? È la guarigione della natura umana dai suoi mali, la sua elevazione in grazia. Dobbiamo diventare santi, detto in parole molto povere. La santità include anche il concetto di felicità, come ci dicono tutti coloro che hanno avuto la grazia di sperimentare il Paradiso, compresi i veggenti di Medjugorje. In Paradiso si prova una gioia che non esiste sulla Terra. I due veggenti che sono stati portati in Paradiso hanno raccontato che la gioia che hanno provato è anche più grande rispetto a quella dell’apparizione.
La santità è il fine della vita. È nella santità che raggiungiamo la pienezza della gioia in Dio. È la stessa gioia di Dio che ci viene donata.
Nella vita dobbiamo raggiungere quel grado di santità, di bellezza interiore, di ornamento di tutte le virtù, quel grado di amore perfetto in Dio e con tutti i nostri fratelli. Questa pienezza di amore è la santità.
La santità è un lungo cammino ma è un obbiettivo alla portata di tutti.
La Storia della Chiesa è costellata di esempi meravigliosi di bambini e ragazzi che sono stati canonizzati e sono ispiratori di virtù per il popolo cristiano.
Il raggiungimento della santità, che è il riflesso di Cristo in noi, è il fine di tutti. Nell’albo dei Santi della Chiesa troviamo persone di tutte le categorie, di tutte le nazioni, di tutti i livelli culturali. La Chiesa è un giardino di fiori di santità meravigliosi.
Cosa è necessario per diventare Santi, ovvero per raggiungere il fine della vita che è la gioia del Paradiso?
La prima cosa indispensabile è la grazia di Cristo, ovvero lo Spirito Santo che con la sua azione illumina, fortifica, purifica, guida. A tutti viene data questa grazia: è la chiamata che implicitamente viene data a tutti coloro che ricevono il Battesimo. Molti Santi, difatti, hanno conservato la grazia battesimale per tutto il corso della loro vita senza commettere peccati gravi; oppure l’hanno sempre recuperata. Arrivare al Cielo rivestiti della grazia battesimale dev’essere il nostro obbiettivo. Senza la grazia dello Spirito Santo, invocato quotidianamente, non usciamo vincitori nella lotta contro la potenza del male che opera in noi. Insomma, senza la mano di Dio nessuno può diventare Santo.
La seconda componente della santità è la nostra risposta alla grazia. Questo significa che la nostra mente si apre alla grazia della fede e che il nostro cuore che si apre alla grazia dell’amore. È la buona volontà che non indietreggia nel combattimento spirituale e quindi si applica per sradicare dal giardino del cuore tutte le erbe infestanti dei vizi capitali e le loro proliferazioni. Proprio perché il nostro cuore ha in sé i semi del male, la cosiddetta concupiscenza che è la spinta al peccato, senza preghiera e senza la grazia di Cristo non la si può dominare.
La grazia sola non è sufficiente. Ci vuole anche la risposta alla grazia che dev’essere una risposta di fede, di preghiera, che implica un combattimento spirituale quotidiano.
Lasciamoci ispirare dai tanti Santi che hanno adornato il firmamento della Chiesa, ciascuno con la sua storia e con il suo cammino di conversione.
«Soltanto il Cielo è la meta a cui dovete tendere» (messaggio del 6 novembre 1986)
Da “La Lettura cristiana della cronaca e della Storia”