L’URGENZA DELLA CONVERSIONE
Cari amici, la Madonna a Medjugorje ci ha supplicato di convertirci perché, se aspettiamo il tempo dei segreti, per molti sarà troppo tardi. Con questa nuova iniziativa del Blog offriamo la possibilità di fare un cammino di conversione con delle riflessioni settimanali da meditare e da vivere. (Le troverai man mano nella sezione: Il Combattimento spirituale)
Vostro Padre Livio
5. Chiediti se sei felice
Aprire gli occhi sulla propria condizione esistenziale è una grande grazia. E’ un momento di verità che può dare una svolta radicale alla tua vita. E’ fondamentale rendersi conto che la vita è un’occasione unica, che ti è dato di vivere una sola volta.
Non puoi interrogarti sul senso del vivere quando ormai è il tempo sta per scadere. Ti sei messo in viaggio senza chiederti né chi sei, né da dove vieni, né dove sei diretto. Le questioni di fondo le hai messe ben presto da parte, occupato com’eri a risolvere il problema del vivere, del guadagnare, dell’affermarti. Esse però rispuntano e pretendono una risposta.
Il solo fatto di esistere è un rompicapo insolubile, a meno che non abbia la fede. Perché esisti, qui e ora, nella tua identità, senza che nessuno abbia potuto interpellarti? Come è avvenuto un fatto così straordinario? Sei stato tratto dal nulla dalla mano dell’Onnipotente, come hai appreso al catechismo, oppure il tuo numero è uscito fuori alla roulette del caso, la nuova divinità del pensiero dominante?
Non sono interrogativi da poco ed è ora che ti confronti con essi. Nella prima ipotesi, che è quella vera, la tua vita avrebbe un valore straordinario, perché una mano forte la sostiene e la guida, Nella seconda che valore avrebbe? Non più di quello di un fiore o di una formica. Ti sembra giusto lasciare in sospeso un interrogativo così gravido di conseguenze?
Ora che hai deciso di rientrare in te stesso, sei in grado di valutare meglio la condizione umana. Guardala nella sua realtà, così come tu la stai vivendo. Incomincia col chiederti se sei felice. La felicità è ciò che il cuore dell’uomo desidera più di ogni altra cosa.
Anche tu ti sei buttato nell’avventura della vita alla ricerca della felicità. Che cosa hai raccolto? Non nego che sei riuscito a carpire alcuni momenti felici, ma quanto labili e fuggitivi! La felicità ha danzato davanti ai tuoi occhi come un fantasma, senza lasciarsi mai afferrare.
E’ colpa tua? Forse non sei stato abbastanza determinato o fortunato? Allora ti chiedo se hai conosciuto persone veramente felici. Nel caso che le avessi incontrate, chi erano? Che cosa hanno fatto per esserlo? Non nego che la felicità sia possibile, ma non nella direzione verso la quale la moltitudine si orienta.
Se guardi a come sei, non puoi certo affermare che sei felice. Caro amico, permettimi di dirti che la condizione umana è per certi aspetti miserabile. Osservala con realismo.
Ogni uomo nasce condannato a morte. Non conosciamo il giorno e l’ora, ma la sentenza è irrevocabile. Te lo ricorda il tempo che passa, il corpo che invecchia, le persone che ti lasciano. Siamo tutti in attesa del momento fatale. E poi? Basterebbero queste considerazioni per avvelenare i giorni della tua vita.
Ma questo non è tutto. Pensa alle ferite che portiamo di noi fin dalla nascita. Dentro siamo lacerati, agitati dalle passioni, minacciati da forze che non riusciamo a controllare. Nonostante gli sforzi difficilmente arriviamo a trovare l’equilibrio, la serenità e la pace.
Non hai fatto anche tu l’esperienza drammatica descritta da S. Paolo? Non c’è uomo che non la possa sottoscrivere: Afferma l’apostolo:
“Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, riconosco che la Legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio: Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me: Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?” ( Rm 7, 15-24).
Questa, caro amico, è la condizione esistenziale con la quale abbiamo a che fare. Siamo afflitti nel corpo dalla sofferenza e dalla morte, ma sia feriti soprattutto nell’anima, offuscata e indebolita dal male che la tiene sotto il suo potere.
Tu non sfuggi a questa situazione di miseria che affligge tutti. Ti sei mai chiesto se vi sia una via di uscita? Se sia possibile una vita diversa nella luce e nella pace?
Ti rispondo che è possibile. Non perché l’uomo abbia la capacità di tirarsi fuori dalla palude in cui è immerso, ma perché Qualcuno, infinitamente più grande di lui, veglia sulla sua vita. Il Creatore non abbandona in potere della morte le sue creature, che ha plasmato a sua immagine e somiglianza. Non le lascia affogare nelle acque torbide dell’angoscia e della disperazione.
Gli uomini vorrebbero salvarsi da soli. Ogni generazione ha coltivato le sue illusioni, che puntualmente si sono dissolte. I falsi messia apparsi sullo scenario della storia si rinnovano a ogni stagione, come le erbe infestanti. Nessuno di loro è immune dalla malattia che divora tutti e nessuno è guarito con i loro rimedi.
Tuttavia è ragionevole che tu ti chieda se la vita abbia un senso, se esista una strada giusta, se il peccato e la morte siano l’ultima parola e, infine, se la felicità sia possibile. Il solo fatto che apra il cuore a questa possibilità, è da considerare una grazia straordinaria.
Ti mette infatti nella condizione di avvertire sopra di te e dentro di te il mistero di una presenza amica. Colui che ci ha tratto dal nulla non ci ha abbandonato. Tu pensavi che la vita ti appartenesse e che non dovessi risponderne a qualcuno. Ti sei comportato come se fossi tu il padrone. Eri accecato e non vedevi la tua fragilità e le insidie disseminate lungo il cammino. Ora hai preso coscienza dei tuoi limiti, dei tuoi sbandamenti, delle tue sconfitte. Puoi finalmente guardare oltre te stesso.
“Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!” ( Rm 7, 25). S. Paolo ringrazia chi lo ha tirato fuori dalle tenebre della menzogna e della morte. Con lui infiniti altri hanno fatto l’esperienza di essere salvati.