Cari amici, la Madonna ci ha messo in guardia proprio in occasione del suo anniversario: “Satana è forte e con i suoi inganni vuole portare via quanti più cuori possibili dal mio Cuore materno” (2021). Vi offro a puntate alcune riflessioni sugli inganni più sofisticati del maligno.

6. Le imitazioni del Falsario

Quando Gesù ci invita a guardarci dai falsi profeti “ che vengono in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci” ( Matteo, 7,15) ci mette in guardia innanzi tutto da colui che è il lupo per eccellenza, il demonio, il quale però, come dice il detto popolare, non si maschera mai così bene da non lasciar spuntare la punta delle orecchie. Egli opera con particolare accanimento e tenacia nell’ambito delle manifestazioni spirituali, per far razzie di anime pie che si dedicano a Dio. “ I contemplativi, afferma Santa Teresa d’Avila, sono particolarmente esposti agli inganni e alle astuzie del demonio. Che l’anima cerchi di scoprire ciò che è, che rimanga umile e supplichi il Signore affinché non permetta che cada nella tentazione. Se l’anima si conserva umile, se cerca di conoscere la Verità e si mostra sottomessa al proprio confessore, allora lì dove il demonio si compiaceva di darle la morte, le darà invece la vita, malgrado le sue lusinghe e le sue illusioni” (Cammino di perfezione, 42).

I segni che provengono dal maligno, per quanto cerchino di imitare le manifestazioni divine, portano il sigillo del loro autore. Egli è orgoglioso, simulatore, adulatore, seminatore di zizzania, e queste caratteristiche affiorano inevitabilmente laddove egli opera. Quando nelle persone o nei messaggi o nei segni esterni trapelano questi veleni si può ben essere certi che il falso angelo di luce è al lavoro per adescare e per ingannare. E’ lo stesso vangelo che ci mostra come un medesimo segno possa avere prospettive radicalmente diverse, a seconda che lo usi Dio o il demonio. Si tratta del miracolo della moltiplicazione dei pani.

“(Gesù) vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati” (Matteo, 14,13). Il contesto da cui nasce lo strepitoso miracolo della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci è quello della predicazione della Parola di Dio. Le folle, lasciano la casa, il lavoro e si dimenticano persino del cibo materiale per nutrire la propria anima col pane vivo della verità che illumina e dà senso alla vita. Siccome esse cercano innanzi tutto il Regno di Dio, il cibo temporale viene dato loro in sovrappiù (Matteo 6,33). Il miracolo è dunque collocato in un contesto di conversione e di risposta alla chiamata divina. Esso manifesta non solo l’onnipotenza, ma anche e soprattutto la carità di Dio per le sue creature. Inoltre Gesù quasi nasconde se stesso, velandosi della più grande umiltà, perché vuole che siano i suoi stessi discepoli a dar da magiare alla folla. Il contesto in cui si colloca il segno divino è quello tipico della verità, della santità e dell’umiltà. Il miracolo è rivestito di una luce soprannaturale inconfondibile che ne fa un segno mirabile dell’eucaristia.

Ben diversamente invece si presenta il medesimo segno nel contesto delle tentazioni nel deserto. Gesù ha fame e il tentatore si avvicina quasi intimandogli: “ Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane” (Matteo, 4,3). Qui c’è il marchio inconfondibile dell’astuto falsario, ingannatore e aggressivo. Innanzi tutto c’è una motivazione egoistica di fondo a provocare il miracolo. Esso ha come scopo di placare la propria fame e non la sollecitudine per i bisogni del prossimo. Vi  è inoltre una sottile finalità di autoesaltazione. Il miracolo servirebbe infatti a dimostrare la propria figliolanza divina. Indubbiamente Gesù ha compiuto miracoli in questo senso, ma per venire incontro alla nostra debole fede, incapace di vedere segni ben più eloquenti, come quelli della sua straordinaria sapienza e soprattutto della sua sublime santità. Inoltre il segno in se stesso, la trasformazione dei sassi in pane ha  qualcosa di plateale e di grottesco che non appartiene all’agire divino. Dio usa segni più umili e modesti, molto vicini a quelli della natura, come quando sfama con la manna  e disseta con l’acqua sgorgata dalla roccia, di cui ci dà testimonianza la Sacra Scrittura.

Queste medesime considerazioni si potrebbe fare per l’altro segno sollecitato da satana, quando invita Gesù a gettarsi dal pinnacolo del tempio, per dimostrare la sua origine divina (Matteo, 4,6). Anche qui c’è la finalità impura di innalzare il proprio e non manca neppure la messinscena teatrale, come pure l’intenzione di stupire e non di convertire, attirando dei seguaci che contribuiscano a soddisfare il proprio delirio di onnipotenza. Satana non esita persino a citare la Bibbia per coprire di buone intenzioni i suoi obbiettivi improntati all’orgoglio e alla seduzione. Egli infatti si propone di attirare il Messia sulla via del successo terreno e del plauso delle folle. Gesù invece ci darà come segno la croce, che resterà fino alla fine dei secoli il sigillo dell’agire divino.

C’è qui quanto basta perché anche nel cuore dei comuni cristiani incominci a squillare l’allarme quando dei fenomeni in apparenza soprannaturali mandano suoni di moneta falsa. Indubbiamente il discernimento autorevole, ufficiale e vincolante spetta all’autorità ecclesiastica. Tuttavia quando manca il clima di umiltà e di semplicità, di purezza e di santità, quando si insinua l’orgoglio, la discordia e l’inganno bisogna incominciare e temere. Il linguaggio di Dio è soave e dà pace, anche quando è esigente. I suoi segni hanno la bellezza delle cose vere e sante. Cadono nelle trappole del maligno coloro che sono affetti da curiosità e da gola spirituale. I palati impuri sono pronti ad afferrare le esche ben confezionate e attraenti, ma velenose e mortali.

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