Un grazie e una domanda

Caro padre Livio,
seguiamo spesso il suo commento mattutino sui fatti del giorno connessi alla catechesi, oltre a vari programmi della radio.
Grazie di questo prezioso servizio, suo e di Radio Maria tutta. E’ un bene per la Chiesa e per l’intera società.
Siamo nonni di nove nipoti, la penultima delle quali, di nome Cecilia, è nata con una grave patologia che caratterizzerà il resto della sua vita.
E’ una bimba affetta dalla sindrome di Down, con gravi patologie cardiache e gastrointestinali.
Ha due fratellini più grandi che stanno bene.
Spesso ci fermiamo ad osservare con una certa commozione e gratitudine la foto ormai in verità un po’ ingiallita del nostro matrimonio, avvenuto 40 anni fa.
Poi lo sguardo passa sulla foto, dai colori ben più vividi e freschi, del matrimonio dei genitori di Cecilia, i nostri figli, giovani, belli, sorridenti e felici in quel giorno speciale.
Abbiamo perciò due domande che ci premono:
- come si può ragionevolmente affermare che la vita, il suo svolgimento nelle precise circostanze liete e spesso dolorose, nel dipanarsi degli anni, non tradisce mai la felicita’ e le promesse di quel giorno, ma che anzi e’ lo svolgersi lieto e certo della vocazione per cui ciascun uomo è stato creato dal Padre?
- Oltre all’affetto immenso che ci lega a Cecilia, come guardare serenamente al dolore innocente e con fiducia verso il suo Destino Buono?
Grazie e un caro saluto.
Elena e Giuseppe Somenzi
Carissimi Elena e Giuseppe
La nostra vita vista dal Cielo ha una luce diversa da come la vediamo noi sulla terra.
Cecilia può essere e certamente lo è più vicina a Dio e più simile a Lui di qualsiasi suo coetaneo che sta bene.
Ave Maria
Padre Livio