
Caro padre Livio,
le scrivo per raccontarle un fatto occorsomi questa mattina.
A Nettuno piove e sono uscito per commissioni.
Sono passato nella “Tenda del perdono” (la cappella costruita nella stanza d’ospedale in cui Maria Goretti fu ricoverata e spirò).
Lì c’era un povero che aveva bisogno di 6 euro e 50 per pagare il ticket del medicinale anti-asma per il quale mi mostrava la ricetta, e mi chiedeva se potessi aiutarlo.
Ho cercato di fare quel poco che potevo, aggiungendo ai soldi un caffè preso al chiosco dove ero andato a cambiare la banconota che mi serviva per le commissioni.
La vista del caffè ha lasciato incredulo il povero:
«È per me? Veramente? Lo sapevo che l’aveva mandata il Signore: questa mattina non ho ancora preso niente e stanotte col temporale abbiamo patito tanto».
Mi ha raccontato a quel punto che un ramo d’albero era caduto sulla baracca rompendone il tetto in eternit (in eternit!), e che stringono i denti per arrivare alla pensione.
In tutto questo, però, (ed è la ragione per cui le racconto l’episodio) ha aggiunto:
«Non abbiamo né luce né gas, però la radiolina sintonizzata su Radio Maria c’è sempre, da mattina a sera: ascoltiamo padre Livio, che ci dà tanta forza, e preghiamo sempre, soprattutto con le preghiere degli ascoltatori».
A quel punto mi ha chiesto (a me che non sapevo più come celare la confusione e la vergogna) i nomi dei mei bambini e mi ha promesso preghiere per loro.
In quel momento ho pensato che avrei ricambiato il pensiero scrivendo a lei – per conforto suo e loro – per raccomandare queste persone povere e buone alla sua preghiera sacerdotale. Si chiamano……
Immagino che di queste storie ne riceva cento al giorno, dato tutto il bene che Radio Maria fa a legioni di uomini e donne.
Mi sono detto che però questo piccolo episodio, accaduto in un luogo tanto indicativo della speranza cristiana, le sarebbe stato forse particolarmente gradito.
Grazie di una preghiera anche per noi, che a maggio abbiamo potuto accogliere….il nostro terzogenito.